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E’ il momento di investire in visibilità per trovare il proprio spazio nella filiera


Mentre il “gotha” dell’industria dell’energia (Enel, Eni, Cez, Iberdrola, Gasterra, Vattenfall, Gdf Suez, e.On, Rwe, Gas Natural Fenosa) si riunisce e chiede all’Europa di modificare l’attuale politica a sostegno delle rinnovabili, consumatori e opinion leader, intervistati da Mannheimer, dimostrano grande fiducia verso  le energie green, che contribuiscono a rispettare l’ambiente e sono un segno di evoluzione del paese.

Questa la sintesi estrema di quanto sta accadendo, e una evidente conferma che le politiche a favore delle rinnovabili, hanno sì stimolato la speculazione, ma hanno anche sviluppato la sensibilità dell’opinione pubblica verso concetti di autoproduzione di energia (l’87% secondo le indagini ISPO giugno 2013) e hanno contribuito a fare sì che gli opinionisti intervistati da Mannheimer (convegno organizzato da Italeaf ottobre 2013) affermino che la Green Economy sia il settore chiave per il rilancio dell’Italia.

Altrettanto evidente che le “big” dell’energia vivono lo sviluppo delle rinnovabili come una minaccia : quel che non ha fatto i decreti per la liberalizzazione del mercato lo ha fatto   il decreto 20-20-20, che in nome dell’inquinamento  dell’impatto sul clima ha stimolato la concorrenza, quella vera, che non si esprime nella battaglia sul prezzo ma nel confronto anche sull’utente finale fra tecnologie  e fonti energetiche diverse.

Ma andiamo con ordine, e vediamo nel dettaglio i singoli dati:

Ricerca sulla popolazione italiana, commissionata ad ISPO (*) da GIFI (giugno 2013)

  • Oltre l’80% del campione intervistato ritiene che l’energia solare sia la fonte rinnovabile più pulita sulla quale puntare
  • L’89% degli italiani consideri l’energia proveniente da fonti rinnovabili un segno di evoluzione del Paese
  • L’88% ritiene che tali fonti siano importanti strumenti di aiuto all’Italia per abbandonare le fonti fossili.
  • L’87% considera interessante il fatto che alcune fonti rinnovabili possano permettere ai singoli cittadini di produrre in prima persona l’energia, divenendo così quasi del tutto autosufficienti.

Ricerca sugli “opinion leaders” (**)  commissionata ad ISPO da Italeaf

La Green Economy e la Green Industry

  • sono al secondo posto (dopo il turismo) in quelli che sono considerati i settori chiave per il rilancio del paese
  • sono considerate con forti possibilità di sviluppo e strategica per  gli investitori, competitive ed innovative
  • sono caratterizzate da alta responsabilità ambientale, alta tecnologia, buona capacità di vision

Il dato più significativo è comunque rappresentato dal fatto che le due ricerche, su target così diversi, abbiamo fornito risultati così omogenei: forse è per questo che Mannheimer  afferma : La Green Economy è una rivoluzione silenziosa

Le “big companies” assumono  un atteggiamento difensivo,

Nonostante la mancanza di un quadro normativo certo, la elevata burocrazia, la carenza di una Strategia Energetica Nazionale e la situazione economica difficile del paese ”il mercato dell’energia”  sta partendo, cioè  si sta sviluppando una domanda per soluzioni energetiche innovative, o almeno percepite come tali,  che garantiscano vantaggi economici e/o di sostenibilità ambientale.

E’ il momento di investire in visibilità (campagne pubblicitarie, eventi, seminari) , di attivare partnership  e collaborazioni commerciali  che aiutino a trovare “proprio spazio nella filiera”:  i risultati, anche se non immediati, arriveranno.

 

*dati ricavati su un campione esteso (802 rispondenti) strutturato in modo da rappresentare l’intera popolazione italiana

**indagine condotta su un campione selezionato di opinion leader appartenenti al mondo economico (imprenditori delle più grandi aziende italiane), culturale (docenti e analisti finanziari), politico (istituzioni e associazioni di categoria) e dell’informazione (direttori delle principali testate nazionali.

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Le rinnovabili tra crisi economica e nuovi modelli di business


Numerosi gli stimoli emersi nel corso dell’incontro “Le rinnovabili tra crisi economica e nuovi modelli di business” organizzato da IEFE (Università Bocconi-Milano) e OIR (Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle
Rinnovabili) il 20 settembre.

Ne riporto quelli a mio avviso più interessanti :

Green Economy come punto di convergenza fra innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente.

Questa riflessione è stata suggerita da Pietro Colucci , il quale ha riportato quanto emerso da uno studio di Renato Mannheimer: nel percepito del consumatore la Green Economy nasce dell’innovazione tecnologica e non dalla necessità di migliorare la sostenibilità ambientale. Questo induce a modificare il punto di vista sullo sviluppo del mercato che non dovrà più essere trainato dal  protocollo di Kyoto, ma dall’innovazione tecnologica che deve dare lo spunto a nuovi modelli di business che garantiscano l’evoluzione dell’infrastruttura verso un modello di generazione distribuita . (in questo contesto rientrano anche i SEU, Sistemi Efficienti di Utenza?)

Il mercato non è infinito, ma offre sempre nuove opportunità, suggerimento emerso dall’intervento di Francesco Starace , Enel Green Power, il quale ha fatto notare che nel 2012 la produzione da rinnovabile in Italia è stata del 27%. Le opportunità di business vanno quindi cercate all’estero o nella ottimizzazione delle centrali produttive tradizionali che certamente possono migliorare la loro efficienza grazie anche a sistemi SCADA.

Punto di vista confermato da Stefano Neri, Terni Energia , da Piero Manzoni, Falck Renewables, e dall’interessante testimonianza di Stefano Colombo , Alpiq (energia idroelettrica), che già nel passato ha investito nell’ottimizzazione degli impianti in essere anziché nello sviluppo di nuovi.

Le aziende italiane hanno l’esperienza e il mix di offerta (prodotti e servizi) necessari a colmare l ’ ” energy divide” dei paesi in via di sviluppo (in particolare Africa e paesi sud americani). Su queste basi Riccardo Monti , ICE , auspica che sempre più aziende si rivolgano alla sua organizzazione per “penetrare” paesi stranieri con la loro offerta di prodotti, e soprattutto di servizi. ICE, infatti, oltre a organizzare eventi promozionali, dispone di funzionari che da anni vivono nei paesi menzionati e sono in grado di attivare la rete di contatti necessaria a sviluppare business in paesi non direttamente conosciuti.

Lo scenario illustrato, nato da un’analisi del mercato e dalle testimonianze di grandi gruppi produttivi, offre pochi spunti immediati per le PMI del settore.

Come sappiamo il mercato non è solo fatto dai grandi, ma anche dalle iniziative imprenditoriali della filiera che devono, all’interno di uno scenario macroeconomico, poter trovare il loro spazio.

Purtroppo gli imprenditori, veri protagonisti del settore in quanto in trincea 24 ore su 24, raramente hanno le  “risorse” per partecipare a convegni e analizzare con calma le prospettive future in un contesto in forte evoluzione.

Sarebbero senz’altro utili incontri di brain storming fra imprenditori che, al di fuori da tavoli istituzionali e incontri associativi e di lobby, vogliano mettere a fattor comune le loro esperienze, misurarsi con i macro scenari dipinti, e cercare insieme nuove vie  di sviluppo concentrandosi sull’offerta di  servizi e nei mercati esteri, ove la professionalità italiana è largamente apprezzata.

(gli atti del convegno, con interessanti grafici sulla situazione del mercato, saranno disponibili sul sito)