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L’efficienza energetica vista dall’Energy&Strategy Group


E’ stato mercoledì 4 dicembre il consueto appuntamento dell’ “Energy&Strategy Group” del Politecnico di Milano, con un’affluenza crescente di partecipanti a dimostrazione, oltre che dell’ottimo lavoro svolto, di un certo fermento del mercato.

Di seguito alcune considerazioni sulla giornata.

Non si parla più di incentivi (come giustamente è stato fatto notare da Davide Chiaroni e da Federico  Frattini), ma di modelli di business e di prodotti :  terminata l’era della speculazione, il mercato diventa un “mercato vero”, con prodotti, servizi e…clienti.

….sono solo alcuni esempi degli interventi nel corso delle tavole rotonde.

Fra concorrenza e conflitti di interesse (chi fa la diagnosi è la stessa persona che produce la medicina) il mercato si sviluppa anche se la sensibilità da parte del mondo della domanda è in gran parte ancora da sviluppare.

Forse anche per questo i clienti sono ancora assenti da questi eventi, che sono più concentrati sugli aspetti strategici di sviluppo del business, sull’analisi delle tecnologie coinvolte e sull’impatto degli strumenti di incentivazione proposti.

Stimolante e condivisibile la considerazione di Fondazione Sodalitas  secondo cui la sostenibilità nasce dal basso, su questo aggiungo una considerazione: i manager sono anche consumatori, per questo le campagne di sensibilizzazione sul mercato consumer vanno anche a beneficio del mercato business.

Più spazio agli sponsor, meno alla presentazione del rapporto, che del resto può essere letto : verba volant, scripta manent!

Il tema è vastissimo, molte le tecnologie coinvolte e ampio mercato di riferimento nei diversi target:

il settore cui è associato il maggior potenziale di mercato atteso è il residenziale, pari a 4.300 mln Euro (58% del potenziale globale) seguito dal settore industriale con un potenziale di 2.400 miln Euro(33%del potenziale globale)” (*)

“le tecnologie cui è associato il maggior potenziale di mercato atteso in ambito industriale sono i motori elettrici e l’illuminazione (rispettivamente 466 mln Euro e 355 mln Euro), nel settore residenziale sono superfici opache e pompe di calore (rispettivamente 3.500 mln Euro e 3.000 mln Euro), negli altri settori sono illuminazione e superfici opache (rispettivamente 271 mln Euro e 168 mln Euro)” (*).

Il mercato è in fase di sviluppo e col tempo avremo forse anche la testimonianza dei clienti.

(*) mercato da qui al 2020, fonte Energy&Strategy Group

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Le rinnovabili tra crisi economica e nuovi modelli di business


Numerosi gli stimoli emersi nel corso dell’incontro “Le rinnovabili tra crisi economica e nuovi modelli di business” organizzato da IEFE (Università Bocconi-Milano) e OIR (Osservatorio Internazionale sull’Industria e la Finanza delle
Rinnovabili) il 20 settembre.

Ne riporto quelli a mio avviso più interessanti :

Green Economy come punto di convergenza fra innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente.

Questa riflessione è stata suggerita da Pietro Colucci , il quale ha riportato quanto emerso da uno studio di Renato Mannheimer: nel percepito del consumatore la Green Economy nasce dell’innovazione tecnologica e non dalla necessità di migliorare la sostenibilità ambientale. Questo induce a modificare il punto di vista sullo sviluppo del mercato che non dovrà più essere trainato dal  protocollo di Kyoto, ma dall’innovazione tecnologica che deve dare lo spunto a nuovi modelli di business che garantiscano l’evoluzione dell’infrastruttura verso un modello di generazione distribuita . (in questo contesto rientrano anche i SEU, Sistemi Efficienti di Utenza?)

Il mercato non è infinito, ma offre sempre nuove opportunità, suggerimento emerso dall’intervento di Francesco Starace , Enel Green Power, il quale ha fatto notare che nel 2012 la produzione da rinnovabile in Italia è stata del 27%. Le opportunità di business vanno quindi cercate all’estero o nella ottimizzazione delle centrali produttive tradizionali che certamente possono migliorare la loro efficienza grazie anche a sistemi SCADA.

Punto di vista confermato da Stefano Neri, Terni Energia , da Piero Manzoni, Falck Renewables, e dall’interessante testimonianza di Stefano Colombo , Alpiq (energia idroelettrica), che già nel passato ha investito nell’ottimizzazione degli impianti in essere anziché nello sviluppo di nuovi.

Le aziende italiane hanno l’esperienza e il mix di offerta (prodotti e servizi) necessari a colmare l ’ ” energy divide” dei paesi in via di sviluppo (in particolare Africa e paesi sud americani). Su queste basi Riccardo Monti , ICE , auspica che sempre più aziende si rivolgano alla sua organizzazione per “penetrare” paesi stranieri con la loro offerta di prodotti, e soprattutto di servizi. ICE, infatti, oltre a organizzare eventi promozionali, dispone di funzionari che da anni vivono nei paesi menzionati e sono in grado di attivare la rete di contatti necessaria a sviluppare business in paesi non direttamente conosciuti.

Lo scenario illustrato, nato da un’analisi del mercato e dalle testimonianze di grandi gruppi produttivi, offre pochi spunti immediati per le PMI del settore.

Come sappiamo il mercato non è solo fatto dai grandi, ma anche dalle iniziative imprenditoriali della filiera che devono, all’interno di uno scenario macroeconomico, poter trovare il loro spazio.

Purtroppo gli imprenditori, veri protagonisti del settore in quanto in trincea 24 ore su 24, raramente hanno le  “risorse” per partecipare a convegni e analizzare con calma le prospettive future in un contesto in forte evoluzione.

Sarebbero senz’altro utili incontri di brain storming fra imprenditori che, al di fuori da tavoli istituzionali e incontri associativi e di lobby, vogliano mettere a fattor comune le loro esperienze, misurarsi con i macro scenari dipinti, e cercare insieme nuove vie  di sviluppo concentrandosi sull’offerta di  servizi e nei mercati esteri, ove la professionalità italiana è largamente apprezzata.

(gli atti del convegno, con interessanti grafici sulla situazione del mercato, saranno disponibili sul sito)

Efficienza Energetica : un fine o un mezzo?


Le “big” (ENI, ENEL, EDISON, SORGENIA, EON,…) promuovono le energie  rinnovabili, l’efficienza energetica e la riduzione dei consumi.

Sembra un “controsenso”, aziende che devono buona parte dei loro profitti alle energie fossili e che per “mission” non dovrebbero favorire l’ ”autoproduzione” si dedicano, per motivi di immagine o di strategia commerciale, a divulgare i concetti di risparmio energetico :

ENEL, attraverso Enel Green Power , leader mondiale della produzione di energia da fonte rinnovabile,  e la rete Enel Green Power Retail propone ai privati impianti di energia rinnovabile  “chiavi in mano” .  Propone   ai suoi clienti “tradizionali” il servizio di Certificazione Energetica.

ENI propone ai suoi clienti un servizio di “check-up energetico”        e investe in attività di ricerca sulle rinnovabili e sui danni inflitti al territorio.

EDISON ha una business unit dedicata all’efficienza energetica  in grado di intervenire anche finanziariamente secondo il modello ESCo.

EON offre ai privati servizi di certificazione energetica e  ed è propositiva sul mercato delle imprese aiutandole a realizzare interventi di efficienza energetica e a ottenere i benefici economici conseguenti (TEE).

SORGENIA propone alle imprese Servizi di Efficienza Energetica, e offre ai privati prodotti per il monitoraggio e la gestioni dei consumi un ambito domestico. Sono alcuni esempi  dall’analisi dei quali si comprende che i concetti di risparmio energetico e di energie rinnovabili stanno diventando componenti abbastanza importanti dell’offerta che queste aziende veicolano  sul mercato:  per avere un’offerta completa, per differenziarsi dalla concorrenza, per “attrarre” nuovi clienti. In sintesi, l’efficienza energetica, e un po’ anche le rinnovabili, sono per queste aziende  uno “strumento di vendita”. Ben venga! Queste aziende hanno budget di marketing consistenti e con queste loro azioni creano cultura sul mercato che va a beneficio di tutti!